DALLE ORIGINI FINO AI MALASPINA

Ritrovamenti archeologici

I primi documenti scritti, riguardanti il territorio che attualmente costituisce la Comunità Montana dell'Oltrepo Pavese, risalgono al secolo IX d.C. Per ricostruire la storia anteriore a quella data occorre rifarsi alle documentazioni e testimonianze, offerte in genere dal materiale archeologico.
Grazie al ritrovamento, nelle Valli Staffora, Tidone (Castellano, Salice Terme, Castelliere di Guardamonte o di Monte Vallassa presso S. Ponzo Semola (1), Zavattarello) e nel vicino Bobbiese (Bobbio, Zerba) di utensili e di manufatti in pietra levigata, in bronzo e in ferro, databili nelle rispettive età (2) , è possibile affermare che le nostre montagne ebbero un antico popolamento (foto 1,2,3)

1. Asce litiche di Castellaro e di Salice

2. Vasi di diversa dimensioni scoperti nel Castelliere di Monte Vallassa

3. Statuetta bronzea di Vittoria Alata scoperta nel Castelliere di Monte Vallassa

 

I liguri
L 'attuale Provincia di Pavia, già nel l° millennio a.C., fu senz'altro abitata da popolazioni liguri, suddivise in varie trib ù. Il popolo ligure, infatti, era distribuito nei territori dell'attuale Liguria, del Piemonte meridionale, della parte occidentale della Lombardia, dell'Emilia e della Toscana settentrionale.
Relativamente al Pavese, i Liguri denominati Levi e Marici erano insediati a Nord del fiume Po, mentre altri, quali i Celelati, i Cerdiciati, gli lriati prediligevano la pianura e i colli a Sud del Po, cioè l'Oltrepo Pavese.

I Galli o Celti
L 'invasione dei Galli o Celti (IV sec. a.C,) spinse le popolazioni liguri del Vogherese e del Casteggiano ai margini collinari e montani. Le trib ù liguri, quindi, abitanti la parte settentrionale delle vù facilmente a contatto con i popoli celti della pianura oltrepadana pavese e di quella limitrofa piacentina, dovettero subire maggiori infiltrazioni ed influssi che non quelle abitanti le zone montagnose meridionali. I Galli erano ù evoluti dei nostri primi abitatori; è lecito quindi presumere che i Liguri abbiano assimilato innovazioni circa 1'agricoltura e l'uso dei metalli pur conservando la trama autonoma dell'organizzazione tribale e della confederazione. La civiltà derivata dalla fusione dell'elemento ligure e celtico fu rispettata dai Romani conquistatori (II sec a.C.) come risulta anche se riferita alle vicine valli genovesi ed alessandrine, dalla celebre Sententia Minucà costitu ì la base della successiva Civiltà romana.

I Romani conquistatori
La penetrazione di quest'ultima nelle valli della nostra Comunità avvenne lentamente e non rivest ì quell'importanza che ebbe invece per la pianura padana, alla quale diede la sua inconfondibile impronta con la «centuriatio » (4) .A Sud del Po, assunse particolare importanza Voghera (allora denominata Iria), la quale, per la felice ubicazione sulla «via consolare Postumia», da Cesare (44 a.C.) fu inclusa fra le colonie militari, unitamente a Piacenza, Tortona (Derthona), Serravalle Scrivia (Libarna). Sempre nella fascia pianeggiante e collinare oltrepadana e precisamente nei territori di Casteggio, Montebello della Battaglia, Mairano, Montalto e Lirio, si sono rinvenuti reperti archeologici che attestano una non indifferente e precoce colonizzazione romana.
I Romani, a differenza dei Liguri, si dedicavano maggiormente allo sfruttamento agricolo che non alla pastorizia e alla caccia, qindi le zone pianeggianti si prestavano meglio allo scopo.
I ritrovamenti archeologici romani del Monte Penice, di Cecima, S. Ponzo, Bagnaria, Varzi, Casanova Staffora, Romagnese, Zavattarello, Montalto Pavese e l'importante fornace romana di Massinigo, testimoniano che nella nostra zona vivevano popolazioni già romanizzate nei primi secoli dell'era volgare (5).
Il fondovalle dello Staffora, generalmente poco abitato dalle trib ù liguri, offriva buone nuove terre da sfruttare, la vicinanza a Voghera e alle principali vie di comunicazione permettevano scambi e contatti umani con le colonie della pianura; le persecuzioni contro i cristiani, sanguinose specialmente nei centri urbani: questi (ed altri) sembrano essere stati motivi sufficienti al locale popolamento romano.

4. La fornace romana di Massinigo

Invasioni barbariche: i longobardi
Nonostante le frequenti invasioni barbariche (primi decenni del V sec, d.C.) contro il vasto e secolare Impero di Roma, solo con la discesa dei Longobardi in Italia e con la presa (572 d.C.) e l'erezione di Pavia al capitale del loro Regno, si ha modo di vedere il nostro Oltrepo e le valli adiacenti bobbiesi inserite nel modello di vita inaugurato dai nuovi conquistatori, convertiti al cristianesimo dal Pontefice Gregorio Magno (primi anni del sec, VII).

S. Colombano e il Monastero di Bobbio
Sotto il Regno di Agilulfo (591-615) e della famosa Regina Teodolinda, sua sposa, giunse alla corte di Pavia il monaco irlandese Colombano, il quale ,ricevette in dono dai sovrani Bobbio e il suo intorno, unitamente ad una chiesa diroccata, dedicata a S. Pietro Apostolo. Il Santo monaco giunse a Bobbio nel 614 ed ivi mor ì il 23 novembre del 615. Il celebre monastero di Bobbio, iniziato da Colombano, venne denominato la « Montecassino del Nord » e rappresentò uno dei pi ù vivaci centri di vita religiosa e di cultura occidentale, durante i secoli del basso Medio Evo. I religiosi bobbiesi salvarono, ricopiandole, numerose opere letterarie classiche, che tuttora si conservano presso biblioteche italiane (Torino, Roma) e straniere (Parigi).I monaci iniziarono anche i grandi dissodamenti e intensificarono le colture sulle terre già dissodate, prima nei dintorni della loro sede nel bacino del fiume Trebbia, poi nelle valli del nostro Appennino, dove costituirono le cosiddette « cellae exteriores » o piccoli monasteri. Tali « cellae » rappresentarono dei poli d'attrazione che favorirono il rifiorire delle attività agricole: la base di futuri nuovi insediamenti e il potenziamento del preesistente popolamento. Numerose celle, nel cui territorio i monaci trasferivano piccole colonie di agricoltori con le loro famiglie, divennero in seguito paesi e centri parrocchiali.
Le terre che i Re Longobardi avevano assegnato al monastero furono intensamente valorizzate dall'operosità e dalà agli inizi del Monastero di S. Colombano di Bobbio, ci permettono di indià, ove la vita continua e ferve ancora oggi.

Oberto I
Cos ì mentre il monastero di Bobbio, per i suoi indiscussi meriti in campo religioso, sociale ed economico, continuava ad ottenere protezione e possedimenti dagli Imperatori, successori di Carlo Magno sul trono del Sacro Romano Impero, nella Valle Staffora si affacciava (intorno all'anno 1000) Oberto I Marchese della Liguria Orientale, progenitore della nobile stirpe dei Marchesi Malaspina,che divennero i protagonisti della storia locale.

(1) La stazione o il Castelliere di Guardamonte o di Monte Vallassa fu coperto casualmente da un gruppo di cacciatori che stavano inseguendo una volpe. Rifugiatasi in un anfratto, i cacciatori cominciarono a scavare intorno alla tana per catturare pi ù facilmente la preda, ma a circa due metri di profondità rinvennero numerosi frammenti di fittili. Fortunatamente si avvisò la competente Sovrintendenza alle antichità, che provvide ad eseguire degli scavi sistematici. Venne cos ì alla luce un ingente deposito di materiale archeologico che, secondo l'opinione dell'archeologo Lo Porto, rappresenta un periodo lunghissimo. che dal neolitico perviene al secondo secolo dell'era « volgare ».
(Cfr. le opere indicate nella bibl. alle voci: Lo Porto F.G.; Pace D. ...).

(2) Età neolitica (anteriore al&agà del ferro (dal 1000 circa a.C. ...).

(3) Sentia Minuciorum o Tavola di Polcevera. Si tratta di una tavola di bronzo trovata da un contadino, Antonio Pedemonte, di Isola del Cantone (Ge) nel 1506 mentre vangava un campicello. La tavola, databile intorno al 117 a.C. , riporta un'antica iscrizione latina e sancisce la fine di una controversia insorta tra le Comunità Liguri dei Genuati e dei Veturi, circa i confini e le condizioni giuridiche delle rispettive terre.
(Cfr. Sereni, op.cit.nella bibl.).

(4) « Centuriatio » è la divisione dei terreni, operata dai Romani a favore delle famiglie colonizzatrici. Il « fondo », costituito da un appezzamento di circa 2400 piedi (m. 710,4) di Lato, veniva suddiviso in cento parti e dato a sorte a cento famiglie (centuria). E' chiaro che i poderi così ottenuti (tutti quadrati o rettangolari) imprimevano al paesaggio una fisionomia caratteristica, che in certe zone di pianura è ancora riconoscibile.

(5) Si tratta di oggetti di uso quotidiano, di ornamenti vari di statuette. A Valverde è stata rinvenuta un 'ara dedicata a Diana, che attualmente si conserva presso il Museo di S. Colombano di Bobbio.

Il ritrovamento della fornace dell'età imperiale romana (primi secoli d.C.) avvenuto a Massinigo nel 1957, per opera di muratori impegnati alla costruzione del nuovo edificio scolastico rappresenta la fonte locale pi ù interessante, cui si possa attingere notizie sul grado di civiltà raggiunto da quei nostri progenitori.